Descrizione
Il conte Carli stesso progettò la struttura ispirandosi probabilmente ad elementi tradizionali e decorativi presenti nel teatro del Giglio di Lucca, episodio che costituisce la matrice dell’architettura teatrale ottocentesca per tutta la provincia.
Studi per il teatro furono comunque commissionati anche all’Arch. Giuseppe Pardini, attivo nella stessa epoca a Lucca, ove si occupava del nuovo ospedale Galli Tassi.
Nell’agosto del 1860 fu celebrato un evento di massima rilevanza nell’ambito della comunità cittadina, l’inaugurazione del nuovo teatro intitolato a Vittorio Emanuele Re d’Italia. Il merito di tanto fu principalmente dovuto ai due fratelli conti Luigi e Giovanni Carli e ad Antonio Vittoni, alcuni fra i più brillanti protagonisti della vita politica ed economica della Valle. La stessa ideazione e realizzazione del teatro rappresentò un importante contributo alla vita culturale. Castelnuovo aveva già un piccolo teatro accademico: si trattava di una sala posta al centro del paese nei pressi della piazza delle Erbe, ricavata alla fine del ‘700 trasformando un vecchio edificio religioso in disuso: l’oratorio del Suffragio. Ma l’angustia del luogo e le precarie condizioni dell’edificio fecero sì che fosse prevalentemente adibito a spettacoli di compagnie locali.
Diversamente da Bagni di Lucca che si era dotato in quegli anni di un nuovo teatro Accademico, e da Barga dove intensa era l’attività di quello “Dei Differenti”, Castelnuovo veniva così ad avvertire la mancanza di un edificio in grado di poter ospitare spettacoli moderni quali l’opera e il melodramma, dotato cioè di un ampio palcoscenico, di quinte e di una capace buca per l’orchestra. Per colmare questa esigenza i conti Carli e Antonio Vittoni, fra loro legati da rapporto di parentela, si fecero promotori di una società per la costruzione di un nuovo teatro, di cui detenevano la maggioranza delle azioni, raccogliendo fondi mediante la vendita anticipata dei palchi che furono acquistati, in gran numero, dalle famiglie maggiorenti del paese.
Il luogo prescelto per ospitare il grande fabbricato fu un vasto terreno fuori del centro abitato, nel pressi del borgo di Santa Lucia; nel progetto, frutto dell’eclettica intelligenza di Giovanni Carli, non nuova ad occuparsi di architettura, si ritrovano alcuni temi compositivi e decorativi già sperimentati dal Lazzarini nel teatro del Giglio di Lucca. L’edificio presentava un ampio atrio, la platea a forma di ferro di cavallo, tre ordini di 17 palchi più il loggione; il palcoscenico era dotato di quinte, fondali e sipario dipinto; nel retropalco oltre ai camerini, esisteva un ricco corredo di macchine teatrali.
Un misurato uso degli elementi decorativi conferiva alla grande sala caratteri di sobria eleganza; le opere pittoriche furono realizzate dal castelnovese Davide Franchi.
Ad alleggerire la massa muraria esterna fu costruito il loggiato frontale che dava accesso alla biglietteria, al foyer e alla sala; festoni e statue in terracotta dipinti e finto marmo e raffiguranti musicisti e commediografi ornavano i prospetti. Al tanto atteso evento dell’inaugurazione accorse una grande folla da tutti i paesi della zona: la sera del 22 agosto 1860 il sipario si alzava dando inizio con il melodramma “La straniera” di Vincenzo Bellini alla prima stagione teatrale. Incominciò così un’intensa attività che vide avvicendarsi sul palcoscenico del nuovo teatro compagnie di fama nazionale che portarono in Garfagnana il meglio della produzione lirica del momento.
In seguito al declino della fortuna della famiglia Carli, culminato con il fallimento del Banco di Sconto nel 1897, il teatro veniva venduto all’asta. Dopo alcuni anni di inattività riprese l’organizzazione degli spettacoli: un nuovo imprenditore, Marcello Bonini, dette il via ad una lunga serie di stagioni con spettacoli lirici, di prosa ed intrattenimenti musicali che riscossero ampi consensi di pubblico. L’edificio ha superato indenne i bombardamenti della seconda guerra mondiale, che distrussero gran parte del centro storico di Castelnuovo di Garfagnana tuttora in questo periodo, gli scenari e il sipario dipinto furono distrutti, gran parte degli arredi dispersi. All’indomani della Liberazione il teatro, reintitolato a Vittorio Alfieri, riprese l’attività come sala cinematografica, e solo saltuariamente è stato utilizzato per rappresentazioni di prosa, fino alla sua totale chiusura avvenuta nel 1990. Dopo importanti restauri che hanno restituito al Teatro l’Antico splendore oggi l’Alfieri ospita eventi di rilevanza nazionale e un’annuale e prestigiosa stagione di prosa.